Vent’anni sono trascorsi da quel terribile week end di
Imola.
Si disputava il G.P. di San Marino, sul circuito Enzo e Dino Ferrari, terza gara del campionato del mondo di Formula 1 del 1994.
Già, proprio un Gran Premio maledetto, forse, come mai nessun
altro nella storia della Formula 1.
Come sempre tutto inizia con le prime prove libere del
giovedì.
È il momento in cui i piloti provano
le monoposto per capirne il comportamento e se necessario apportare, con l’ausilio
degli ingegneri e dei meccanici, le dovute modifiche.
In un normale giorno di F.1, tutti gli addetti ai lavori si
danno da fare ai box e in pista con l’obiettivo di vincere la gara.
Il giorno dopo, durante le prove ufficiali, accade un grave
incidente che fa temere il peggio.
Rubens Barrichello vola contro le reti di protezione alla
variante bassa a una velocità vicina ai 200 Km l’ora, uno schianto
violentissimo che per fortuna finisce con qualche leggero trauma per il
simpatico brasiliano.
È l’inizio della fine, quanto basta per dare un’atmosfera
funesta al G.P..
Durante la seconda prova di qualifiche del sabato,
quell’area funesta si materializza nella morte del pilota austriaco, Roland
Ratzenberger al debutto, in quella
stagione, con la Simtek Ford.
Con un cosiddetto “contratto a gettone”, avrebbe corso solo
le prime cinque gare della stagione poi avrebbe dovuto procurarsi altri
soldi/sponsor per finire il campionato.
Roland Ratzenberger non vedrà mai più la bandiera a scacchi,
sul rettilineo che precede la curva Villeneuve perde una parte dell’ala
anteriore della sua monoposto, la macchina diventa ingovernabile, finisce a 320
Km orari contro il muretto, l’impatto violentissimo provoca una falla nella
cellula di sopravvivenza. Le immagini in TV lasciano subito intendere che
stavolta l’incidente è davvero grave.
I sanitari, accorsi sul luogo dell’incidente, si rendono
conto che le condizioni del pilota sono gravissime, lo portato prima al centro
medico dell’autodromo e dopo all’ospedale Maggiore di Bologna.
Muore alcuni minuti dopo il ricovero.
Tutto il mondo dell’automobilismo rimane scioccato, molto si
era fatto per la sicurezza negli anni passati ma probabilmente non abbastanza
da evitare tali drammi.
I piloti provano un grande sconforto, alcuni piangono e si
disperano, Ayrton Senna pensa addirittura di non correre la gara, avverte che
qualcosa di sinistro si aggira nell’aria.
Forse la Federazione Internazionale avrebbe dovuto annullare
la corsa per il grave incidente del povero Roland, ma così non sarà.
Alle due di pomeriggio di domenica 1 maggio, tutti sono
pronti allo start. Si respira un’aria malinconica, si avverte che forse
qualcosa dovrà ancora accadere, soprattutto il pilota brasiliano Ayrton Senna
alla prima stagione con la Williams.
Al semaforo verde JJ Leto rimane fermo in griglia con la sua
Benetton per problemi tecnici, viene travolto dalla Lotus di Pedro Lamy, alcuni
pezzi delle monoposto finiscono in tribuna ferendo numerosi spettatori che
saranno portati in ospedale, per fortuna i due piloti escono dalle macchine
senza alcun graffio.
L’ingresso della safety car è inevitabile, quanto basta per
dare il tempo ai commissari di percorso di rimuovere le macchine e pulire la pista dai
detriti.
Al quinto giro tutto è pronto per la normale ripresa della corsa,
la safety rientra lasciando il comando della gara alla Williams di Ayrton,
seguito a pochi centesimi di secondo da Michael Schumacher, poco più di un giro senza la macchina della sicurezza, all’inizio della settima tornata Ayrton
Senna, finisce dritto contro il muro della curva Tamburello.
La velocità in quel tratto di pista è prossima ai 320 Km
orari.
Quando si rende conto che la sua macchina non ha più la
giusta direzionalità, (nella notte fra il sabato e la domenica, i tecnici
Williams, avevano dovuto modificare, su richiesta di Senna, la sezione del piantone dello sterzo per
problemi d’ingombro nell’abitacolo, riducendo il diametro nella parte più
vicina al volante, saldando insieme i due pezzi. Tale saldatura sarà insufficiente
a reggere le sollecitazioni meccaniche), fa appena in tempo a scalare due marce
e rallentare fino a circa 220 Km l'ora.
L’impatto contro il muretto è inevitabile.
Quella modifica al piantone dello sterzo, sarà la causa dell’incidente
mortale di Ayrton Senna.
Sembra uno dei soliti incidenti al Tamburello, serio ma non preoccupante, così come
altri ce ne erano stati in quella curva negli anni precedenti.
Forse anche Ayrton ne sarebbe uscito illeso se non fosse
stato che uno dei puntoni della sospensione anteriore destra, staccatosi, si
fosse conficcato nell’apertura del casco all’altezza della visiera, causandogli
un devastante trauma cranico.
Giunti sul luogo dell'incidente, i sanitari si rendono subito conto della
grave condizione di salute del pilota.
Operano quanto necessario e immediato, il ricovero all’ospedale
Maggiore di Bologna si rivela un disperato tentativo di salvargli la vita, le
condizioni sono critiche, il trauma alla testa non lascia molte speranze.
Alle 18:40 il bollettino medico dell’equipe sanitaria dell’ospedale
Maggiore di Bologna rivela al mondo intero la brutta notizia del decesso del
pilota brasiliano.