sabato 24 ottobre 2020

 62ª MONTE ERICE

La gara senza pubblico

Quando si parla di cronoscalate, la Monte Erice risuona come la gara che nel corso dei decenni ha saputo offrire un grande spettacolo a tutti gli appassionati del settore; a sua volta, il pubblico delle gare di velocità in salita, ma più in generale delle gare automobilistiche, ha sempre offerto un grande tributo al mondo delle corse.

In questo connubio fra due facce della stessa medaglia l’affascinante e spettacolare tracciato della Monte Erice

si è sempre distinto per il suo gigantesco afflusso di spettatori durante il fine settimana della gara.

Lungo i tornanti e le curve, oggi come all’inizio della storica gara il pubblico ha sempre riempito, con grande passione e amore per questo sport, le postazioni per meglio ammirare i propri idoli sfrecciare a bordo dei bolidi roboanti:

la  curva Pai, Ciuri, Giancuzzi, curva del Cancello e la mitica Casazza.

Quest’anno purtroppo tutto questo non sarà possibile a causa delle norme varate dal Governo per il contenimento della diffusione del Covid 19. Tante gare nel corso del 2020 sono state annullate,  la Verzegnis – Sella  Chianzutan,  la Rieti Terminillo, la Trento Bondone…

La Monte Erice comunque avrà la sua gara anche quest’anno, un anno di problemi sanitari che hanno messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, l'economia, la società, lo sport.

Sin dalla prima edizione del 1954, vinta da Pasquale Tacci con una Alfa Romeo 1900 TI, sul tracciato originario di circa 16 km,  - diverso dagli  attuali di  5,5 km -  la Monte Erice è stata scenario di “battaglie” all’ultimo secondo.

Da quel momento, altri grandi piloti si sono sfidati lungo i tornanti che, da Trapani prima e da Valderice poi,  portano in vetta fino alla bandiera a scacchi.

Come non ricordare il palermitano “Preside volante” Nino Vaccarella,  vincitore nel 1959 e 1960 con una Maserati 2000 e con la Ferrari 250 Le Mans nel 1965; come dimenticare i duelli al  millimetro fra

Benny Rosolia, il “marsalese volante” ed Enrico Grimaldi il “Principe”, vincitore di ben sette cronoscalate alla Monte Erice!

E poi ancora gli antagonismi tra Enrico Grimaldi e Mauro Nesti nel corso degli anni ’90 e  i crono stratosferici di Simone Faggioli in lotta all’ultimo micron prima della bandiera a scacchi con Christian Merli.

E  come  non  andare  con  i ricordi  agli  anni  della classe  Supersalita, soprattutto  quella  del 1996;  quell’anno  il  titolo  di  campione  assoluto  del  CIVM  andò  a Pasquale  Irlando  su  Osella  PS  20S  BMW.

Quello fu anche l'anno in cui la Monte Erice divenne gara decisiva per l’assegnazione del titolo di campione italiano CIVM Supersalita A3:  a giocarsi il titolo, il favorito Luca Cappellari con la Lancia Delta Proto, reduce da quattro vittorie di fila nella classifica generale, e Antonino La Vecchia in difetto nel conteggio dei punti finali ma con un grande potenziale dato dalla

sua Alfa Romeo 155 V6 TI. 

La Vecchia ebbe la meglio e conquistò il titolo di campione italiano Supersalita A3 per mezzo punto su Cappellari. Nel corso delle ormai 62 edizioni della Monte Erice il pubblico ha sempre avuto un ruolo di cornice lungo tutto il percorso che da Valderice porta al traguardo in vetta.

La Monte Erice anche quest’anno avrà i suoi record, i suoi “duelli” all’ultimo secondo, i suoi aspetti curiosi che resteranno negli annali dell’automobilismo ma non avrà il suo pubblico.

Una gara senza un pezzo d'anima. 

Senza pubblico. SÍ,  quel pubblico che tanto calore e colore dà alle manifestazioni sportive, senza il quale tutto diventa neutro, muto, statico almeno sugli spalti.

Oggi nelle prove il più veloce è stato Simone Faggioli davanti a Christian Merli. Un’altra
battaglia  all’ultimo secondo nella gara di domani.

Una battaglia senza noi, ma col nostro pensiero ad incitare i migliori.

domenica 7 giugno 2020

ANTONINO LA VECCHIA: MONTE ERICE 1997

Il 1997 fu un anno davvero ricco di partecipanti al CIVM: tante auto, tanti prototipi ma soprattutto tanti iscritti alla “classe supersalita”. E c’erano Vittorio Gomboso con l'Alfa Romeo 155 V6 TI con la livrea della Polizia di Stato, Fabio Danti con la Skoda Octavia ufficiale, altri piloti con i prototipi come l’altoatesino Franz Tschager, primo assoluto alla Monte Erice di quell'anno, con la Lucchini BMW e c’era il grande  Antonino La Vecchia, sì c’era anche lui, vincitore l’altr’anno del CIVM e della Monte Erice classe Supersalita.
Partecipava con l’ultima versione dell’Alfa Romeo 155 V6 TI “quella con l’adesivo Mannesmann sul parabrezza”,  di cui tutti già da giorni parlavano e che di certo annunciava odore di gloria e spettacolo assicurato.
Tutti noi appassionati attendevamo di vedere, in un crescendo di ansia ed emozione, le auto tanto straordinarie quanto potenti e veloci. Noi pubblico della Monte Erice eravamo un popolo davvero numeroso; assiepati in ogni curva, in ogni tornante del tracciato, dalla partenza al traguardo, cinquantamila persone in poco più di 5 chilometri fremevano all’unisono.

Le prove del sabato ci avevano già caricato di adrenalina e le aspettative montavano, rombo dopo rombo. Ci si aspettava dalla gara della domenica la replica del sabato ma con il brivido della velocità in più e della competizione.
Ogni passaggio era sorprendente: Danti,… Gomboso,…. “Staccate” e grida di incitamento, una festa nella festa, fino al silenzio assoluto, assordante più del rombo dei motori: eccolo Antonino La Vecchia spuntare da una curva veloce a sinistra! La 155 V6 TI , in quarta marcia e poi quinta, sesta e di nuovo giù in scalata, quinta, quarta, terza, seconda e su per il tornante a sinistra, gorgheggiava roboante, nel canto del sei cilindri Alfa Romeo. E sulla scia di quella meraviglia fragorosa e rimbombante, le nostre orecchie lo accompagnavano fino al traguardo, per sciogliersi in un boato di gioia sulla bandiera a scacchi.
Eh sì, erano i favolosi anni ’90 …e quella fu la Supersalita ‘97, unica ed irripetibile.

mercoledì 3 giugno 2020

FABIO DANTI: IL RICORDO DI UN CAMPIONE

Quanti titoli del campionato italiano ed europeo avrebbe vinto ancora e quali record avrebbe raggiunto Fabio Danti se quel funesto sabato del tre giugno del 2000, fosse passato indenne da quel tratto di tracciato, cento metri prima del traguardo, della cronoscalata Caprino-Spiazzi?
Oggi, dopo due decenni da quel fatidico incidente, mi pongo questa domanda.
Di certo non devo essere io a dire e a scrivere di Fabio Danti, tanto è stato scritto sulle sue imprese delle gare in salita  che hanno incantato, purtroppo per pochi anni, il pubblico sui tracciati delle strade di montagna d’Italia e d’Europa.
Fabio Danti, il pilota dalle imprese memorabili, dal carattere forte e "aggressivo" in gara ma una persona gentile, disponibile, sempre pronto a concedersi per domande, foto, battute e risate.

Ho  avuto  il  piacere  di  incontrarlo  alcune volte  Fabio, ricordo la sua gara con la Skoda Felicia kit, credo  fosse il 1996, alla Monte Erice, sembrava essere dentro un video gioco, tale era la velocità di manovra della "piccola" Skoda nell’inserimento in curva e su per i tornanti.

Così come le sue discese in elicottero alla Malegno-Borno (Trofeo Vallecamonica), dove gareggiò in due categorie diverse con due auto diverse, con la Osella PA20S BMW e con La Skoda Felicia Kit.
Già!... due categorie nella stessa gara! Arrivato al traguardo a Borno, con la piccola Felicia, prendeva l’elicottero per ritornare giù a Malegno e ripartire con l’Osella. Proprio un impegno da vero campione, dotato di una grande capacità di adattamento repentino alla differenza delle due auto. 
Un gioco da ragazzi per lui.
Fabio Danti era davvero il pilota perfetto delle cronoscalate. 
Aveva sempre un sorriso per tutti.