mercoledì 16 novembre 2022

TAZIO NUVOLARI

..."quando corre Nuvolari mette paura, perché il motore è feroce mentre taglia ruggendo la pianura".... 

Tanti hanno scritto di Tazio Nuvolari, così ne descrive un breve tratto, Lucio Dalla, in una delle sue canzoni.
A centotrenta anni dalla sua nascita e sessantanove dalla sua morte, Nuvolari, ancora oggi, è ricordato come uno dei migliori piloti di tutti i tempi.
Scrivere delle sue corse significa raccontare una leggenda, una icona dell'automobilismo mondiale.
Dall'inizio della sua carriera nel motociclismo, presto si appassionò delle corse per automobili, vincendo su tutti i circuiti d'Europa, negli Stati Uniti e nel Nord Africa.
Eterno rivale di Achille Varzi, nel trentennio 1920 - 1950 vinse oltre centoquaranta gare, a volte, nel modo più improbabile e curioso come alla 1000 Miglia del 1930: a pochi chilometri dal traguardo, avvicinatosi proprio al rivale di sempre, spense i fari dell'auto per evitare che Varzi lo vedesse, superandolo vinse la gara.
Ma forse la leggenda Nuvolari era già nata al Gran Premio motociclistico di Monza, quando a seguito di un incidente i medici gli impedirono di correre: il giorno dopo Tazio con le gambe ingessate e legato alla moto si presentò sulla griglia di partenza sorretto dai meccanici fino allo start.

Vinse la gara e diventò leggenda!

Negli anni successivi fu protagonista assoluto in tutti i circuiti del mondo, dall'Europa agli Stati Uniti, dove a Long Island, sul circuito del Roosevelt Field vinse la Coppa Vanderbilt con l'Alfa Romeo 12c-36.
In Nord Africa, al Gran Premio di Tripoli con la Bugatti T35c, così come al Gran Premio di Tunisi del 1933 con l'Alfa
 Romeo 8C 2600 Monza.

Nel 1935, al Gran Premio della Germania, nel circuito del Nurburgring, a bordo dell'Alfa Romeo Type B/P3, fu protagonista di una impresa memorabile: vinse la gara contro le più potenti Mercedes, davanti al pubblico e all'establishment tedesco, increduli e stupiti.
Tazio Nuvolari è stato un grandissimo campione che correva solo per vincere, nel senso che era Interessato esclusivamente alla vittoria più di qualunque altra cosa, anche dei premi in denaro o dei contratti di ingaggio più favorevoli.
Amico del poeta Gabriele D'Annunzio, ricevette dallo stesso in regalo, una spilla raffigurante una tartaruga che diventò il suo simbolo personale, la dedica recita:  "all'uomo più veloce, l'animale più lento".

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